Bianconi Giovanni - 1978 - Eseguendo La Sentenza by Bianconi Giovanni

Bianconi Giovanni - 1978 - Eseguendo La Sentenza by Bianconi Giovanni

autore:Bianconi Giovanni [Bianconi Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: Saggio, Storia, Italia, Moro, Terrorismo
ISBN: 8806190040
editore: Einaudi
pubblicato: 2008-01-01T23:00:00+00:00


3.

La testimonianza del giornalista del “Messaggero” l'ha raccolta un commissario della Digos, come d'abitudine ormai, pochi minuti dopo l'arrivo del comunicato.

“Alle ore 20,05 circa, – ha dettato a verbale il cronista, – il centralino mi ha passato una telefonata di voce maschile, credo con inflessione dialettale del Nord, la quale mi ha detto di recarmi alla fine del Traforo, prima di via Nazionale, dove c'è un negozio per calvi, in quanto tra la serranda a giorno e il vetro avrei trovato un messaggio.

Subito mi sono recato sul posto e ho rinvenuto una busta gialla contenente un messaggio di due pagine delle Brigate rosse, che inizia con le parole “L'interrogatorio del prigioniero…” e termina con le parole “Per il comunismo: Brigate rosse””.

Li hanno beffati ancora una volta, nonostante i controlli delle cabine e delle strade del centro; ancora una volta Matteo ha chiamato il solito giornale e il comunicato brigatista è giunto a destinazione, senza difficoltà.

La telefonata è stata registrata, e il luogo in cui era sistemata la busta col volantino è più vicino alla questura che alla sede del quotidiano. Ma è arrivato prima il cronista.

Matteo, prevedendo di essere intercettato, l'aveva detto: – Andate subito, prima che la sequestrino.

La guardia di pubblica sicurezza che ha ascoltato la conversazione delle 20,05 ha avvisato il suo superiore alle 20,06, ma è stato inutile. Come il blocco della linea per risalire al telefono chiamante, subito individuato: una cabina di via Volturno, dalle parti della stazione, dove i poliziotti giunti poco dopo non hanno trovato nulla e nessuno.

Mentre il commissario e i suoi uomini sono in redazione per ritirare il comunicato numero 6, al “Messaggero” viene intercettata un'altra telefonata tra due giornalisti, che la guardia addetta all'ascolto riassume così: “Chiama Pierleoni dell'Agenzia Italia, parla con Rizzo del “Messaggero”. Parlano del volantino delle B.R., Rizzo dice che ci sono i funzionari della questura che lo stanno sequestrando e dice che la questura al posto di controllare i sospetti controlla i giornali: io (Rizzo) gli farei un culo come un'ora di notte. Hanno concluso la comunicazione dicendo (Pierleoni) che manderà qualcuno a ritirare copia del messaggio”.

I brigatisti comunicano che l'interrogatorio del prigioniero ha svelato i retroscena di “trent'anni di regime democristiano”, ma il popolo sapeva già tutto: “Individuare attraverso le risposte di Moro le specifiche responsabilità della D.C., di ciascuno dei suoi boss nell'attuazione dei piani voluti dalla borghesia imperialista, non ha fatto altro che confermare delle verità e delle certezze che non da oggi sono nella coscienza di tutti i proletari”.

In ogni caso, “processare Aldo Moro non è stato che una tappa, un momento del più vasto processo allo Stato e al regime che è in atto nel Paese e che si chiama guerra di classe per il comunismo”.

In pochi minuti l'annuncio brigatista della condanna a morte dell'ostaggio si diffonde per la città fino a piazza del Gesù, dove i dirigenti democristiani si radunano in tutta fretta. Seppure messa nel conto, la comunicazione “ufficiale” dei sequestratori rende più netti i contorni del dramma. Soprattutto per



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